Pagina:L'asino d'oro.djvu/75

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LIBRO TERZO 59

vita; ma parevami nondimeno non esser quel ch’io era, nè dove io era, ma un altro, e in un altro modo: nè posso io già esprimere colle parole come si stesse quella nuova immagine; perciocchè i corpi morti di quegli tre uomini erano non uomini, ma tre otri gonfiati, e secondochè la memoria della passata sera mi ammoniva, sforacchiati appunto in quei luoghi nei quali mi pareva aver fitto il mio pugnale. Allora la gente, che per astuzia d’alcun di loro aveva ritenute le risa un pezzo, tutta si diede a smascellare: e mentre che per la soverchia allegrezza l’un voleva far festa all’altro, egli era lor mestiero, per non crepare, porsi le mani a’ fianchi: e così tutti allagati in un mar di letizia, e guardandomi fiso fiso, sgombraron la piazza. Ma io, come più tosto ebbi rimossa quella coltre, rimasi freddo, non altrimenti che se io fussi stato una colonna, o qualcuna di quelle statue della piazza: nè prima mi parve esser ritornato, se non allora quando il mio ospite da me se ne venne. Il quale, perchè io di nuovo piangeva e singhiozzava, presomi per mano, ancorch’io gliel negassi, con una clemente violenza seco me ne menò, e per le più solitarie strade e più segreti chiassolini che potè, mi ridusse a casa sua; dove il meglio che egli seppe mi attese a consolare; ma non mai potè far tanto che egli mi levasse dal cuore una certa indegnazione, che mi v’era per la ricevuta ingiuria troppo altamente penetrata. E mentre che noi così ne dimoravamo, due gentiluomini de’ primi della città con pubblico mandato da noi se ne vennero; ed entrati in casa, con queste parole cercarono tormi dal cuore il conceputo sdegno: Noi non siamo ignoranti, il nostro Messer Agnolo, nè dell’esser tuo nè de’ tuoi maggiori; imperciocchè le opere dell’avolo tuo materno, lasciamo star le tue, furono tali, che eziandio in questa nostra città si leggono alcuna volta; e questo di che tu ti duoli così agramente, non è stato fatto per farti villania. Scaccia adunque da te ogni rancore, e leva cotesto verme dall’animo tuo; imperciocchè