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IL PRINCIPE DI BELMONTE. 121

l’Acqua santa, e in quel solitario ricovero giocondo, consacrato all’amicizia, que’ chiari uomini s’intertenevano famigliarmente in dolci colloqui, ispirati dall’amore della sapienza e della virtù. L’ameno sito era convegno ad altri eletti, quali, esempigrazia, il Meli ed il Monti; onde Carmelo Pardi rammenta il bel tempo con versi che ci piace riprodurre nell’elegante lor leggiadria.

«. . . . . Qui torreggia in greche
Forme il palagio di Belmonte, quivi
Egli adunava di Sofia i cultori,
E i cari alunni delle Muse, ed era
A quel gran cor contorto, unico forse,
L’amica di sublimi animi elette
Brigata accolta. Qui coi più soavi
Carmi temprar di tanto amico il duolo
il novello Teocrito solea,
Che le leggiadre immagini concette
Da l’alta fantasia, vestir si piacque
Di nova grazia nel nativo incanto
Del materno idioma. In questi ameni
Recessi, sacri all’amistà, per poco
Tolto a’ severi studi, e a la fiorente
Amata gioventù, cui da la dotta
Scranna le fonti del saper svelava
E i misteri del Bello, anch’esso il Monti
Veniva. E Piazzi, cui di Urania il riso
Le arcane rivelò leggi de’ mille
Mondi rotanti per l’eteree sfere,
Forse da questi poggi al ciel levava
L’avido sguardo, onde spiar quell’astro