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Pagina:L'astronomo Giuseppe Piazzi.djvu/62

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PRIMI SUCCESSI. 53


In quell’anno — 1788 — dalla specola di Greenwich, da lui frequentata, osservava un eclisse solare; il che gli pôrse occasione di cimentarsi col Maskelyne: stese

    formi e simili nella loro natura e conseguenze, si possono ridurre alle seguenti:
    1.° Tra le massime distanze, orientale cioè ed occidentale, di Venere dal Sole, allorchè essa ritrovasi tra il Sole e la Terra, il di lei crescente illuminato presenta una maggior luce verso il lembo esteriore, la quale non solo nel mezzo, ma vicino all’estremità ancora, gradatamente e con regolar progressione va decrescendo verso l’interiore, ove finisce e si perde in un fosco debolissimo azzurro, i di cui termini formano un margine irregolare indefinito, mal terminato, il quale appena coi migliori telescopi si giunge a distinguere, e che in alcune fasi molto rassomiglia a quello della Luna, osservata ad occhio nudo, o con telescopi, il di cui ingrandimento non sia che di tre o quattro volte.
    2.° La diminuzione della luce non è la medesima in tutte le fasi, ma in alcune maggiore, in altre minore. La qual cosa dipende principalmente dalla purità e tranquillità dell’atmosfera, dalla bontà del telescopio, le cui immagini debbono essere placide, chiare, distinte, e dall’occhio disposto e preparato per tali osservazioni.
    3.° Questo fenomeno suole osservarsi tra le massime distanze, orientale cioè ed occidentale, di Venere dal Sole, allorchè essa ritrovasi tra la Terra ed il Sole: e quindi si presenta sotto la forma di un crescente.
    4.° Quando il crescente è assai tenue, ossia Venere assai vicina alla congiunzione inferiore, in questo caso egli è d’avvertirsi, che verso le estreme punte talora non si osserva la stessa diminuzione di luce che nel mezzo, anzi che la parte concava è