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l’edera 159

stato un sogno, orribile da prima, triste e dolce poi. Il vecchio dormiva ancora, Paulu viaggiava, avvolto nel suo cappotto bagnato.

Le visioni della febbre tornavano a circondarla: apparivano, sparivano, come fantasmi fra la nebbia: a momenti ella riconosceva quei fantasmi, vedeva zio Castigu, prete Virdis, Rosa, Gantine: ma poi, nel mistero della nebbia, si svolgevano strane metamorfosi, zio Castigu le sorrideva con la bocca infantile del suo giovane fidanzato; sulla sottana di prete Virdis appariva il viso triste di Rosa; e la figura incappucciata, che viaggiava su un cavallo fantastico, in lontananza, nera sullo sfondo della notte vaporosa, non era Paulu, no, era un essere misterioso, un vecchio mendicante che andava verso le miniere di Lula, in cerca d’una bambina smarrita... Annesa smaniava e gemeva: nel sonno ella udiva i suoi gemiti, e sapeva di sognare, ma per quanti sforzi facesse non riusciva a svegliarsi; così dormì parecchie ore, tormentata da sogni bizzarri.

Quando si svegliò, intirizzita, il suo primo pensiero fu per la sua vittima. In un baleno ricordò ogni cosa, e con improvvisa lucidità di mente pensò a quanto le restava da fare. La febbre pareva cessata. Ora ella non sentiva più nè terrore, nè paura, nè indecisione. Ritornava ad essere una creatura di finzione e di silenzio, in lotta con la sorte maligna. Perchè tremare, perchè smarrirsi? Ella non aveva nulla da perdere, purchè non avvenisse alcun male ai suoi benefattori. Non sperava