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l’edera 205


— Calmati, donna! — disse zio Castigu, agitando le mani. — Tu sei arrabbiata ed hai ragione, ma non prendertela con me. Sentimi, invece: ragioniamo un poco. Nessuno più di me crede all’innocenza dei miei padroni: io ho pianto tutta la notte, vedi, ed anche tutto il giorno: ho pianto sulla loro sorte come si piange davanti ad una tomba... Ascoltami, figlia: io direi una cosa... Tu dovresti parlare con prete Virdis...

Ella si calmò, si rimise a sedere sulla pietra, e non rispose: anzi strinse le labbra, come per impedirsi di parlare involontariamente. L’uomo si curvò, le mise una mano sulla testa.

— Cosa dici, Annesa? Io direi...

Ella fece cenno di no.

— Prima gridavi, ora stai troppo zitta: è vero, io stesso ti dissi di tacere come le pietre... Ma da ieri ad oggi molte cose sono accadute...

— Nè ieri, nè oggi, nè mai io ho da dire niente a nessuno, — ella disse con voce rauca. — Perchè volete che parli col prete?

— Così... per combinare sul da farsi...

Ella scosse ancora il capo.

— Ad ogni modo io, stanotte o domani mattina scenderò in paese, e saprò qualche cosa.

— Non dite ch’io sono qui! Mi avete accolta: non mi tradirete. Sarebbe il tradimento di Giuda...

— Alle tue parole neppure rispondo! — egli disse sdegnosamente: poi s’intenerì, le toccò la fronte, avvicinò a lei il recipiente del latte. — Tu hai la febbre: senti, ti lascio qui il mio cappotto, poi ti por-