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l’edera | 207 |
zione. — Don Simone Decherchi e donna Rachele legati e messi su un carro come volgari malfattori! Anche le pietre piangeranno.
— Che fare? — ella domandò.
— Che fare? — ripetè il vecchio.
Si guardarono disperati: poi ella proruppe:
— Ma i parenti, che fanno? Perchè non si muovono e non cercano degli avvocati?
— I parenti? Gente tua, morte tua! Nessuno si è mosso. Solo prete Virdis cerca di aiutarli. Ma che può fare? Vedi, donna, io sono quasi tentato di accusarmi del delitto, per salvar loro...
— Direbbero che siete stato soltanto complice... - ella disse con tristezza.
La sera del terzo giorno l’uomo semplice che non possedendo altro voleva sacrificare la sua libertà per gli amati padroni, penetrò nel nascondiglio e sedette accanto ad Annesa.
— Che avete da raccontarmi? — ella domandò subito, con la sua voce sempre più cavernosa. — Che c’è di nuovo?
— C’è questo: tutti dicono che tu dovresti presentarti alla giustizia. Se ella si nasconde, — tutti dicono — ella deve sapere qualche cosa. Anche prete Virdis è di questo parere. È stato egli a consigliar Paulu di costituirsi, e vorrebbe che anche tu ti presentassi...
— Che sa egli di me?...
— Annesa, egli sa che io ti vedo...
— Voi... voi mi avete tradito... — ella gridò, alzandosi. — Giuda, Giuda... peggio ancora di Giuda...