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l’edera 67

bande di lunghi capelli neri unti di grasso, il viso d’un rosso terreo, dal naso aquilino, il mento sporgente, la barba rossiccia ondulata, pareva scolpito nella creta.

Vedendo che Paulu Decherchi onorava d'una sua visita quella riunione di pastori semplici e poveri, il priore sorrise, quasi commosso, e condusse il giovine attraverso le cucine e le stanze facendogli osservare ogni cosa come ad un forestiero.

— Buona festa, quest’anno? — domandò Paulu, guardandosi attorno.

— Non c’è male. Siamo cinquanta promotori; e altri cento pastori hanno concorso alla festa, portando ognuno una pecora e una misura di frumento.

Nei grandi focolari ardevano tronchi interi di quercia, e dentro i paiuoli di rame cuocevano intere pecore. Alcuni uomini, seduti per terra, infocati in viso e con gli occhi lacrimosi per il fumo, facevano girare lentamente, sopra le brace, intere coscie di montone, infilate in grossi spiedi di legno. Una quantità enorme di carne di montone rosseggiava sulle panche disposte lungo le pareti; e nei recipienti di legno e di sughero fumavano ancora le viscere, e qua e là s’ammucchiavano le pelli nere e giallastre delle cento e più pecore sgozzate per festeggiare degnamente il piccolo San Basilio protettore di Barunei.

Mentre Miale Corbu conduceva Paulu in una specie di loggia coperta, dove una donna serviva