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Pagina:L'edera (romanzo).djvu/70

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68 l’edera

caffè e liquori alle persone che si degnavano di visitare il priore, ziu Castigu introduceva Rosa ed Annesa nelle stanze attigue alla cucina. In una di queste stanze dovevano pranzare gli uomini, in un’altra le donne e i fanciulli; in una terza, detta la stanza dei confetti, stavano i dolci, in un’altra il pane. Ed in tutte le stanze, basse e fumose, s’agitavano strane figure di uomini barbuti, che preparavano i taglieri e i coltelli per il banchetto.

— Quanto pane! Ce n’è per cento anni! — disse Rosa, con la sua vocina di vecchia, fermandosi davanti ai larghi canestri colmi di focaccie bianche e lucide.

— Magari, rosellina mia, — disse ziu Castigu, che ascoltava religiosamente ogni parola della bimba.

— Chi mangia tutto questo pane? L’orco? domandò Rosa, curvando su un cestino l’enorme testa che pareva dovesse da un momento all’altro staccarsi dall’esile busto.

Ziu Castigu rise, poi spiegò alla bimba che buona parte del pane veniva consumata durante il banchetto, e il resto veniva distribuito ai mendicanti ed ai fedeli che visitavano il priore.

— Se tu ritornerai fra due ore, rosellina mia, vedrai che gli uomini mangiano più dell’orco. Eccone uno, per esempio, che sfiderebbe l’orco a mangiar più di lui...

Un uomo grosso e tarchiato, con una abbondante barba rossastra, entrava in quel momento nella stanza del pane. Teneva in mano una fetta di