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Pagina:L'edera (romanzo).djvu/77

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l’edera 75


Ella s’allontanò, e il prete s’accorse che il viso di ziu Zua s’era fatto cupo, più diffidente e brutto del solito.

— Aufh! Aufh! Quante mosche avete! Annesa, perchè non chiudi un po’ quelle imposte?

Annesa socchiuse la finestra, uscì, si appoggiò all’uscio: ma per qualche momento non udì che lo sbuffare del prete e i sospiri anelanti del vecchio.

Brutto segno, quando ziu Zua sospirava così, esageratamente. E prete Virdis lo sapeva, ed anche egli sbuffava più forte del solito.

Finalmente il vecchio asmatico domandò: — Perchè questa visita, a quest’ora? Avete fatto buona festa, compare Virdis?

— La festa non è ancora finita, compare Zua. C’è ancora la processione, la corsa dei cavalli, la benedizione.

— Ah, — riprese il vecchio, con voce melanconica — chi credeva, due o tre anni fa, che io non avrei più partecipato alla festa? Son vivo e son morto... Tutto per me è finito.

Sospirò e abbandonò sui cuscini la testa cadaverica: due lagrime apparvero negli angoli rugosi dei suoi occhi, come gocce di rugiada fra le pieghe d’una foglia morta.

— No, — disse una voce grave e dolce che ad Annesa non parve più la voce di prete Virdis, — niente è finito, Zua Dechè! Tutto invece deve cominciare...

— Io sono un uomo morto, compare Virdis!

— Che cosa è la nostra vita davanti all’eternità, Zua Dechè? Un granellino di sabbia davanti