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franco. 151


que procedette da Franco, nome d’un popolo ger. che nel sec. IV comparì sul Basso Reno, donde a poco a poco invasa e soggiogata la Gallia le diè il nome di Francia. Però perchè il nome di questo popolo potesse diventare sinonimo di “libero”, bisogna supporre o che esso fosse “libero” per eccellenza; il che non è confermato da alcuna tradizione storica, ovvero cha il nome da esso assunto significasse già antecedentemente “libero”. Quindi è da credere che i Franchi fossero bensì il veicolo per la gran diffusione della parola in discorso, ma non che essi per la loro indole e condizione le facessero acquistare un valore speciale. Difatti il Grimm opina che da principio fosse un agg. svoltosi dal got. freis, tm. frei, libero; e che questo agg. fosse in seguito applicato ad un popolo, e poscia a una sorta d’arma. Però quest’etim. oltre che non dà ragione dell’applicazione ad una spada, non ispiega il passaggio fonetico molto forte da freis, aat. fri, a francho; e per consegnenza oggi è quasi abbandonata, seguendosi comunemente l’opinione che trae il nome del popolo aat. Franko, Vranko, mat. Vranke, tm. Franke-n dall’ags. franca, dimin. di framea, sorta di arma da getto, già mentovata da Tacito. E questa deriv. del nome d’un popolo da quello d’un’arma ha un esempio analogo nel nome dei Sassoni dall’aat. Sahsun, venuto da sahs, spada. Ora non è ben certa la connessione tra ags. franca, e il framea tacitiano; ma la difficoltà della derivazione del concetto di “libertà” da quello di “spada” si può facilmente spiegare considerando che la spada era la condizione necessaria per diventare o mantenersi liberi. Quindi il Kluge ammette senz’altro come sicuro che il fr. franc, it. sp. port. franco vengano dal t. Franken, nome d’un popolo ger., aat. Frankun, che propriamente designava l’uomo libero; e poi che questo nome di popolo sia una derivazione dal perdutosi aat. Francho, “lanciotto”, che si conservò nell’ags. franca, e nell’anrd. frakke d’ug. sig. Secondo il Diez molti dei