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pioletto — piorl. 373


n. ol. ploeg; più dialet. plôu plogu, tutte forme significanti “aratro”. Secondo il Grimm, Ges. d. d. Sp. 56 il vocab. ger. avrebbe avuto origine dallo slavo, dove troviamo: lit. pliúgas, russ. plugù, pol. plug, boem. pluh d’ug. sig. Ma il Grimm, Gramm. 3, 414 sostiene al contrario che il litoslavo proviene dal ger.; il che è assai più verosimile, attesa l’antichità di quest’ultimo, e il poco influsso ch’esercitò lo slavo nei tempi remoti sulle lingue limitrofe, ed in ispecie sul ger.; e questa è l’opinione anche del Kluge il quale poi, notato che i Germani avevano antichissimamente altre designazioni per l’aratro, aggiunge che essi contrassero la cognizione e l’uso dell’arnese nei loro viaggi, e che ad ogni modo il ceppo di questo vocab. ebbe assai per tempo una larga diffusione nel campo germ., come si scorge anche dalla moltiplicità delle forme dialettali. Il Faulmann trae il nome ger. da vb. aat. phluogen, arare, lavorare, risalente a rad. di vb. perduto phlagan, faticare, raschiare, stropicciare. Quest’ultimo infine risalirebbe a rad. phlag di vb. phlëgan coltivare, raschiare. Del resto il vocab. ger. non entró mica solo in Italia: lo troviamo anche nell’afr. sotto le forme di plojon ployon plajon; ma dopo il sec. 15º non comparve più. [V. Lacurne, Diction. Ancien Françoise, vol. 8, 344, 47]. Ricorre spessissimo nel bl. specie nell’Italia superiore, e nei derivati plogetum, terra arabilis. cart. dell’an. 1130, e plodius, misura agraria, e forsanche plobegum, genere di tributo, donde il dial. piòvego.

Pioletto, piccola ascia (dial. com.). È un dimin. che ha per base, secondo il Diez, aat. pîhal, pîal, bîhal, bîal, mat. bîhel, bîl, ascia, scure, tm. Beil scure. Evidentemente esso non può, a cagione del suo signif., avere alcuna relazione con pialla.

Piorl, secchio (dial. lomb.). Anche questo vocab. dial. viene dal Diez riportato ad un ceppo ger. cioè ad aat. piral urna, sparito del tutto dal mat. e dal tm.