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418 scach — scafilo.


Scach, rapina, ladroneccio (dial. comas.). Il ceppo ger. di questo vocah. non penetrò nell’it. ma ebbe diffusione non poca nel bl. dove compare colle forme di scachus schacus Lex Longob. lib. 2, tit. 55; Capit. Caroli Calvi tit. 12; Decret. Ottonis II, Imp. presso Goldast. tom. 3; Charta Leonis Urbev. an. 1090; Liber Consuet. Mediol. an. 1216; e nel territorio francese che ci presenta afr. échec e prov. escac scax. Il tema ger. è skak che ci mostra: aat. scâh scâhch scâch, mat. schâch latrocinio ruberia, rapina. Abbiamo inoltre: afris. skak rapina, donde ol. schaak ratto di donzella. Il Mackel trae le forme fr. direttamente da abfr. * skak. La voce comas. non può essere venuta che dall’aat. mediante i Longobardi. Il tm. dell’antico ceppo conserva, benchè raramente usato, sost. Schächer rapitore ladro, da aat. scâhhari.

Scaffa, scaffale, strumento di legno che ha varie capacità e spartimenti; scansia (Vasari, Buonarroti). Rispondenti sono: genov. scaffo, lettiera, sicil. lad. scaffa, scansia. Il Diez ci presenta come etim. il mat. schafe d’ug. sig., bav. schafen, ol. schap. Ma se il nome it. si rinviene anche nei dial., è chiaro ch’esso, per quanto appaia tardi nello scritto, non può supporsi deriv. dal mat., ma dovette esistere sin da tempo antichissimo nel linguaggio popolare. D’altra parte lo Schade p. 771 ci fa vedere scafa scaf documentato anche nell’aat. [nei composti scafareita scafreita]|. Perciò mi pare che il vocab. it. anziché al mat. si debba riportare all’aat. donde ci venne pel veicolo dei Longobardi. Difatti bl. scaphum scapellus sono a detta del Kluge riproduzione di aat. scaf, as. skap.

Scáfilo scafiglio, sorta di misura antica di grano; misura di calcina del peso di 1000 libbre (Stat. S. Jacopo). Il bl. scafilus ricorre già in carta del 718. Esso riposava su aat. * scaphil scefil sceffil, mat. sceffel misura di grano, as. scapil [pl. scapilôs]. Il tm. è Scheffel moggio stajo; il