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Pagina:L'ombra del passato.djvu/105

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l'ombra del passato 101


Questa volta Adone non passò in casa della sua mamma. Aveva fretta di arrivare davanti al cancello Dargenti. I soldi dati al maestro, l’incontro con Marco, le castagne di Belluss, la scuola, insomma tutti gli avvenimenti della giornata, gli avevano fatto dimenticare il cancello aperto; ma ora, attraversando il viottolo, non pensava ad altro. Si mise a correre, arrivò ansando, ma provò una delusione: il cancello era chiuso. Ma sull’erba ora si notavano alcune chiazze bianche, come di calce; e molte finestre del palazzo erano aperte.

Nonostante la fame che lo illanguidiva, egli rimase a lungo attaccato ai ferri del cancello. Che accadeva lassù, dentro il palazzo, sul quale i grandi alberi cupi stendevano le loro chiome unite, simili ad una nuvola verde?

A un tratto egli trasalì. Una figura passava e ripassava dietro quelle finestre. Era una figura strana, vestita d’un camiciotto giallo e con un berrettino di carta verde sui capelli biondi.

Ma una volta la figura strana si volse: Adone vide un volto conosciuto, due pomelli rossi sporgenti, due baffi giallastri su una bocca ironica. Riconobbe Candido il muratore.