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Pagina:L'ombra del passato.djvu/347

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l'ombra del passato 343


— Viene anche la marchesa? — domandò Pigoss.

Jusfin depose i cestini sulla sabbia, e per tutta risposta si battè sulla fronte la punta di un dito. Nè egli salutò Adone, nè Adone lo salutò. Subito dopo giunse svolazzante il seminarista: era allegro, ansante, come un cane giovane, coi grandi occhi castanei pieni di gioia. Non vedendo chi cercava tornò di corsa sul l’argine.

— Eccoli! — annunziò finalmente Jusfin, riprendendo i cestini.

La comitiva s’avanzava. C’era il referendario, ch’era un uomo allegro e vivace, e la figlia del consigliere di Prefettura, una biondina silenziosa, dagli occhi furbi. Ella si stringeva a Maddalena, e pareva gloriarsi della sua compagnia, sebbene l’altra, avanzandosi col suo passo leggero e la sua aria distratta, non le porgesse troppa attenzione.

Adone si sentiva calmo; solo si domandava se Davide l’avrebbe o no presentato a Maddalena, alla quale egli non aveva mai rivolto la parola.

Ma Davide si preoccupava per i cestini: volle che fossero ben collocati sulla barca, e disse che li prendeva sotto la sua protezione.

La barca si mosse. Jusfin aiutava Pigoss a remare. Le donne presero posto sulle sedie e gli uomini sull’asse e sulle sponde della barca.

Nessuno parlava: tutti sembravano vinti dalla suggestione del silenzio che regnava sul fiume.

Adone guardava in lontananza e pensava:

— Ella è qui, davanti a me. Eccola, lo non provo più niente. È una donna come tutte le altre.