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l'ombra del passato 361


— Quante volte mi hai pregato di venire a spasso con te? E non ricordi più, ora? Andiamo, andiamo...

E si attaccò al braccio di lui, e continuò a fissarlo, reclinando un po’ il capo, destando in lui, con quello sguardo voluttuoso e truce, una impressione di tenerezza e di ripugnanza.

— Non voleva che uscissi, lei! Non voleva che mi cambiassi, — cominciò a dire, agitata. — Quasi pretende che io non esca più sola, che mi metta entro una nicchia! Proprio io! No, veh! E tanto un giorno o l’altro bisogna ch’ella sappia tutto. Dimmi un poco, tu, non è vero? Ora risponderai di no!

Egli guardava lontano, davanti a sè. Rispose di sì, convinto.

— Come lo dici! — ella gridò.

— Come vuoi che lo dica? Tu hai voglia di litigare anche con me! — egli rispose con voce monotona. — Bene, a chi dobbiamo far visita?

Ma ella non pensava più alla visita. Attraversò le strade più frequentate del paese, s’avvicinò a qualche porta salutando a voce alta le sue amiche, ridendo e parlando nervosamente con tutti. Adone fremeva, ma non osava provocarla, seguendola prudentemente. Al ritorno attraversarono un campo la cui larga cavdagna era coperta di fiori violacei. La sera cadeva, dolce e melanconica: attraverso gli alberi gialli l’occidente rosso e oro si copriva di nuvolette in colore dei fiori della cavdagna. Pareva che per un capriccio della natura malata il