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l'ombra del passato 65

del Pirloccia. Il suo piano era bell’e fatto. Fuggire. Fuggire, se lo bastonavano; fuggire coi saltimbanchi, e non ritornare più. La carriera non era brillante, ma gli sembrava molto più facile della sognata carriera di maestro, per la quale occorreva studiare, aspettare, subire tutte le ingiustizie dei suoi parenti.

La Tognina dunque cedette; l’uomo riempì di mobili la stanzona, che in tal modo diventò camera da letto, da pranzo, cucina e laboratorio nello stesso tempo. Fiorello e Fiorina seguirono il padre nella nuova abitazione. Con loro venne anche la zia Elena.

Fisicamente la zia Elena rassomigliava a Tognina, ma era d’un carattere ben diverso. Era una di quelle figurine che passano inosservate nella vita, perchè non vivono per sè stesse ma per gli altri; come le lanterne cieche danno luce ma non si vedono. Di loro si accorgono solo, quando ne han bisogno, le persone che le sfruttano. Eppure la zia Elena era felice: amava tutti. Amava anche Adone, ma non era abbastanza forte per proteggerlo. I due ragazzetti del Pirloccia, poi, erano buoni: Fiorello, alquanto albino, ma non come il fratello maggiore, con la bocca grande e gli occhi biancastri, era anzi troppo buono, malinconico, pensieroso. Quando non andava a scuola aiutava il padre a cucire le scope: anche Fiorina, scarmigliata e brutta, lavorava sempre. Il padre li amava molto, ma a modo suo: quando non lavoravano li bastonava.

— Per il loro bene, - diceva.