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92 | l'ombra del passato |
lui! E dei soldi non sapeva che farsene. Non occorrono soldi per frequentare la scuola!
— Vero, mamma? — domandò, seguendo il filo dei suoi secreti pensieri.
La mamma camminava svelta, eoi suo fazzoletto giallo in testa, e le scarpe vecchie regalatele dalla sorella del prevosto.
— Vero, si spende poco per andare a scuola? Che cosa si spónde? Niente.
— Più in là, sì, caro il mio omino: se andrai a Cremona o a Padova dovrai spendere. Ma la Tognina, speriamo, tirerà fuori i soldi.
— Speriamo, — disse Adone, ma diventò pensieroso.
Arrivati a Viadana andarono dal direttore delle scuole, che li accolse benevolmente. Era un vecchio prete, appassionato suonatore d’organo, molto amico del prevosto di Casalino, la cui sorella gli aveva già parlato di Adone. Egli fissò gli occhi un po’ vitrei negli occhi luminosi del ragazzetto.
— Va bene, va bene, — disse, agitando le lunghe dita sottili. — Gli occhi promettono bene. Sai a che servono gli occhi?
— Per vedere, — rispose pronto lo scolaretto.
— Bravo, bravo; ma anche per rivelare i nostri pensieri: sono le finestre della nostra anima.
— È per questo che i suoi sembrano di vetro, — osservò la mamma, quando furono nella strada. — Cosa vanno a dire, questi omon!
Gli omoni, per lei, erano i grandi uomini. Ma Adone, sempre più pensieroso, le insegnò: