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Pagina:L Orto botanico di Padova nell anno 1842.pdf/20

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so, e dallo Sprengel. Lo tradusse, il commentò ed impresse a Basilea il cel . Gio. Bauhino nel 1593. Vantò l’Anguillara a discepolo l’illustre Jacopo Camerario.

Nel tempo stesso ch’egli reggeva l’Orto, i Riformatori, quasi a tutelare più amorosamente l’infanzia di questo loro prediletto Stabilimento, avevano dato incarico al patrizio Pier Antonio Michiel, versatissimo nella cognizione dell’erbe, di promuoverne ei pure l’incremento e l’arricchimento, concedendogli facoltà di trovare e pagare un giardiniere con ducati venti all’anno, e di chiudere affatto il muro circolare dell’Orto, che non essendo compiuto offeriva occasione a frequenti e pregiudizievoli ruberie (10). Il primo giardiniere, di cui resti notizia negli atti della Università, si fu un cotal Jacopo da Treviso, deputato a tener mondo e curato l’Orto medicinale, quale allora questo chiamavasi; ed ei vi prestò l’opera sua dal primo di Gennajo del 1553 a tutto il Gennajo del 1565 (11). Adoperossi con amore il Michiel all’adempimento dell’obbligo assuntosi dal 1551 al 1554, come rilevasi dalla lettera 30 Marzo 1554 dei suddetti Riformatori . E come se ancor ciò fosse poco, il doge stesso Francesco Donato allorchè con lettera dei 23 Sett. nominava nel 1551 il cel. Gabriele Falloppio a Lettore di Materia medica, di Notomia e di Chirurgia, raccomandavagli insieme di non negligere l’Orto suo; e delle cure prodigatevi da quel grande trovasi una testimonianza nelle opere di Pena e Lobelio, i quali affermarono aver veduto nell’Orto nostro un elegantissimo albero di guajaco seminatovi dal Falloppio (12). E si fu appunto per la congiunta opera del Michiel, del Falloppio e dell’Anguillara, che l’Orto stesso era salito, benchè recente, ad altissima rinomanza: laonde il Belon, che sin dall’anno 1546 visitandolo l’aveva predicato pel più magnifico degli Orti da lui veduti, rivedendolo nel 1557 trovò giusto di allargarne le lodi, e di parlare eziandio delle rare piante che vi crescevano, fra le quali non dimentica il falso guajaco sopra citato (13). Duolmi che nessun catalogo sia giunto a noi, da cui desumere il numero primitivo delle sue piante: