cremento ed alla prosperità del Giardino; e per agevolargliene la sorveglianza gli fu acconciata una casa che già esisteva nel medesimo, col debito di soggiornarvi7; nè da quel tempo fų più permesso ai Prefetti di alloggiare altrove, quo (giusta il precetto di Catone) assidua domini praesentia cultura melius procedat. Non altro incarico ebbe mai l’Anguillara, nè insegnò qui la dottrina de’ semplici, come affermò lo Sprengel8; la qual cattedra restò affidata al Bonafede per tutto il tempo che l’Anguillara fu qui. Sotto la prefettura di lui nel 1547 si decretò che le immondezze delle pubbliche vie fossero recate all’Orto per ammendarne il terreno, e fu ordinata e compiuta, per facilitarne l’accesso, la costruzione di quel ponte che dicesi delle Priare9. Durò quindici anni nell’incarico l’Anguillara, dal 20 Agosto 1546 alla fine di Luglio del 1561; nel quale anno, qual che ne fosse la causa, di qui congedatosi, riparò a Ferrara, ove nell’Ottobre del 1570 morì di febbre pestilenziale. A lasciar Padova l’ebbero forse condotto le calunnie con che i malevoli s’erano adoperati di renderlo sospetto ai Riformatori, benchè la Università lo avesse vittoriosamente difeso (ved. Facciol. Fast. Gymn. Pat. Vol. III. pag. 400 et seq.), e i motteggi e le ingiurie del Mattioli e dell’Aldovrandi (ved. Fantuzzi Vita di U. Aldovrandi, Bologna 1774, p . 60-64), come verosimilmente dubita il Tiraboschi (Stor. della Lett. Ital. Vol. VIII. pag. 555, ediz. ven.). Nell’anno stesso, ch’ei di qui si partiva, pubblicò un assai pregevole libro, contenente osservazioni su varie piante da lui vedute nei viaggi sopraccennati, ed intitolato Semplici (Venezia presso Vinc. Valgrisi 1561), nel quale argomentossi d’indovinare quali si fossero alcune piante tuttora oscure, di cui trattarono gli antichi, e segnatamente Dioscoride: lavoro penoso e difficile, in cui riuscì sovente più fortunato di tutti gli altri commentatori; onde il suo libro, cui non potrebbe rimproverarsi coll’Haller che la brevità soverchia delle descrizioni, per cui è talora malagevole il riconoscere la pianta che esse risguardano, fu assai lodato dal Seguier, dall’Haller stes-