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LA DALMAZIA E L’ITALIA:

ora o non più.

Scriviamo pel popolo queste pagine, col cuore pieno di fede nella bontà della causa nostra, ma stretto altresì dal dolore e dall’umiliazione di dover difendere l’italianità di una terra che venti secoli di storia, i monumenti dell’arte, la favella degli abitanti, tutto concorre a far chiamare incancellabilmente nostra.

Anche gli stranieri, anche i nostri avversari, riconoscono la Dalmazia come italiana.

Quando lo Czar, il maggior monarca slavo, offriva al Governo nostro la cessione dei prigionieri austriaci di nazionalità italiana, tutta la stampa europea più autorevole, con a capo quella della Triplice Intesa, comprendeva esplicitamente i dalmati fra gl’irredenti italiani da restituirci.

Solo pochi uomini nostrani s’affannano a volere assegnare gratuitamente la Dalmazia ai croati ed ai serbi. Sull’ara della futura alleanza italo-slava si vuol sacrificare un lembo palpitante della patria ed un manipolo di eroi.

Noi desideriamo di rispondere succintamente alle obbiezioni che ci si muovono. Vogliamo che il popolo si persuada della bontà delle ragioni etniche, storiche linguistiche, militari che suffragano la causa nostra. Vedremo ciò che si potrà rispondere ai fatti ed alle cifre.

Il bel paese là dove il sì suona.

I. La Dalmazia, affermano i nostri contradditori, non appartiene geograficamente all’Italia. È questo il loro argomento principe. Non disse forse Dante che il Quarnaro bagna i termini d’Italia?

L’obbiezione è più apparente che reale. L’Italia è il