Pagina:La Dalmazia e l'Italia. Ora o non più.djvu/4

Da Wikisource.
2

«bel paese là dove il sì suona»: essa non è una regione fisica, ma una regione etnografica-storica. I versi dell’Aleardi «Iddio con immortali Caratteri di monti e di marine Ha segnato le patrie», sono soltanto dei bei versi, scientificamente parlando. I confini delle nazioni e degli stati voglion essere stabiliti col criterio, lentamente variabile nel tempo, della comunanza di storia, di tradizioni, di sentimenti della maggioranza della popolazione, o della sua parte intellettualmente e socialmente più progredita; comunanza attestata di solito, ma non sempre, dalla lingua.

E poi, si vuol forse sostenere che geograficamente la regione dalmata appartenga alla Croazia? No, certamente, perchè da essa la dividono nientemeno che i Monti Velebit e le Alpi Dinariche. Forse alla Serbia? Meno che meno: catene altissime di montagne separano le due regioni. Se mai, secondo il sogno del maggiore dalmata moderno, la Dalmazia potrebbe costituire uno Stato autonomo, vero ponte fra l’Europa occidentale e la Balcania. Nobile utopia pure questa, da relegarsi per ora nel mondo delle chimere, se non vuol ripetersi la triste esperienza della povera Albania e del tragicomico principe di Wied!

Si grida all’ingiustizia contro coloro che parlano di una Dalmazia italiana, ma i nostri buoni avversari non si scandalizzano affatto di vederla appartenere alla lontana ed estranea Austria. Ci dicano piuttosto se, fisicamente e linguisticamente, credano francese l’Alsazia, per la quale la Francia ha aspettato mezzo secolo la sua rivincita, se credano serba quella Macedonia, per cui la Serbia giuoca la sua stessa esistenza in questo momento. E pure la Dalmazia è straordinariamente più italiana di quel che non sia francese l’Alsazia o serba la Macedonia. La Francia non ha avuto Strasburgo che ai tempi di Luigi XIV, cioè due secoli