Pagina:La Dalmazia e l'Italia. Ora o non più.djvu/9

Da Wikisource.

7

compenso da stabilire, una parte della costa della Dalmazia meridionale, ricca di golfi e d’insenature meravigliosi. Quella parte del litorale dalmata che si stende a sud delle foci del fiume Narenta può essere fraternamente divisa fra i due popoli, fra le due civiltà. Noi non neghiamo il diritto dei Serbi, ma non vogliamo che ad esso si sottoponga quello ben più saldo, ben più fondato degli Italiani. Le nazioni forti e fiduciose del loro avvenire possono trattare da pari a pari con le altre, non già rinunciare preventivamente e gratuitamente a tutto quanto loro spetta. Egual cosa si dica per un eventuale sbocco marittimo della Croazia, a sud di Fiume fino ad Obrovazzo. Non sarà già l’Italia di Mazzini e di Garibaldi che vorrà conculcare gli altrui diritti, deludere le speranze altrui.

Prima di chiudere questo breve scritto, che vorremmo inspirasse nel popolo un poco di quella fede che ci anima, desideriamo far presente agli italiani anche un’altra considerazione importantissima. L’Adriatico non appartiene in realtà se non a chi è padrone della Dalmazia. Se l’Italia permetterà che un altro Stato possegga i porti magnifici, le baie sicure, i ricoveri inaccessibili delle mille isole e della costa di Dalmazia, avrà rinunciato per sempre alla difesa non irrisoria della sua sponda da Venezia a Santa Maria di Leuca, sponda tutta pianeggiante, tutta aperta, completamente priva di porti ampi e di basi sicure per la sua flotta.

Lontani come siamo da ogni sentimento di imperialismo, rispettosi delle straniere nazionalità, amici dei popoli slavi finchè restano in casa loro, noi diciamo all’Italia che con sicura coscienza essa può rivendicare a sè la terra di Dalmazia, sua per tradizione due volte