Pagina:La Donna e i suoi rapporti sociali.djvu/198

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stri giorni, in cui l'atmosfera è tutta pregna delle luminose idee del diritto e dell’eguaglianza, in cui si mostra dalla pubblica opinione spregiarsi il brutale diritto della forza; in cui le classi altra volta peste e conculcate dalla aristocrazia feudale, forte della divina predilezione, se trovansi tuttora alle prese colla miseria, più non veggonsi almen contrastato il diritto naturale e la dignità umana.

Entriamo, dico, nella famiglia, e veggiamo se avvi analogia fra l’atmosfera esterna e la interna; se il giovine che rispetta la dignità umana ed il diritto ingenito nel cenciaiuolo, che incontra per via, è educato a vederlo anche in sua madre; se il marito, che rispetta l’autonomia d’ogni vivente, non guarda per avventura la moglie siccome cosa e proprietà; se l’uomo, che si crede obbligato a leali procedimenti verso l’uomo, non crede forse poter darsi maggior libertà ne’ suoi rapporti colla donna.

Produttrice dei germi fisici, riconducendo continuamente col suo recondito lavoro la specie al suo tipo, sola nel lungo e penoso travaglio della gestazione, sola nella terribile crisi che dà alla luce l’uomo, fornita sola da natura del solo alimento conveniente alla sua prima età, estremamente affettiva, attaccata alla sua fattura colla fatalità dell’istinto, eminentemente analitica ed intuitiva, la donna è veramente la creatrice e la conservatrice della specie. E la natura, ponendo in tanta evidenza la maternità, non lasciava alcun dubbio sulla sua legge; cioè, la tutela della prole è devoluta alla madre, che in tutte le specie è creazione, conservazione e provvidenza.

Che cos’è la paternità? In faccia alla natura è un semplice impulso, in faccia alla legge è una ancor più semplice ipotesi, dovunque e sempre è ombra e mistero.

Da ciò ne risulta, che se la madre ha sempre di-