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Pagina:La Donna e i suoi rapporti sociali.djvu/34

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Tutte le filosofie, tutti i sistemi se ne occuparono e tutti i legislatori. E chi pretese esser ella la pura e semplice femmina dell’uomo, e non dover egli perciò conservarla che nei soli interessi della generazione, deplorando di non poter precorrere il tempo del suo sviluppo e non disfarsene dappoi. Altri considerando invece che la donna non è atta alla generazione che in una fasi relativamente avvanzata della sua vita, e vedendola sopravvivere tanto tempo al disimpegno delle materne cure ne derivarono, non fosse con quelle la sua missione esaurita, e pensarono potesse nelle cose del mondo portare la sua influenza, ed intervenire siccome essere intelligente e volitivo, potente, di mezzi proprii. Di qui la gelosa insistenza di tutte le leggi sovente ad impedirete sempre a sfavorire implicitamente sì, ma non meno potentemente, il sapere ed i mezzi del sapere alla donna.

Molti scrittori capirono il programma di convenienza del sesso virile, raccolsero al volo la segreta parola, e maestri dalle cattedre, oratori dai pergami, giudici dal tribunale dell’opinione, ganimedi dagli eleganti e voluttuosi gabinetti, padri con affettuosi sermoni, predicarono quotidianamente alla donna non convenirle la scienza.

Tu non sei capace di lunghi e severi studii, le disse lo scienziato, e le dimostrava, come due e due fanno quattro, che la conformazione del suo cervello, la delicatezza de’ suoi tessuti, la debolezza della sua fibra, la moltiplicità de’ suoi bisogni, la dimostrano irrecusabilmente non nata alla scienza; ed ella si volse alla Teologia. Non ti è lecito, rispose questa, sta contro te l’opinione della sacra serie dei più illustri padri della Chiesa, cominciando da S. Paolo fino al sacrosanto Concilio Tridentino. D’altronde, qual bisogno hai tu di sapere? Credi ciò ch’io ti dico, e