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su questo punto, perchè lo ritengo di capitale importanza: secondo me, segna tutto il particolare e preziosissimo contributo che la donna ha da portare nella vita pubblica, sia oggi, sia nell’avvenire. Per il suo contatto con la natura, i suoi metodi sono quelli del poeta: prima vive, poi da una profonda esperienza sale al pensiero che dà corpo alla cosa vissuta, e viene portata avanti inevitabilmente di passo in passo, fin anche al pensiero generale. Ma questo pensiero non è mai partito dall’astratto, e rappresenta il frutto di tutto un pellegrinaggio appassionato, un po’, starei per dire, come vediamo «La Divina Commedia» uscire da «La Vita Nuova». Prima i frammenti vibranti, poi la sintesi — il sistema. Ma sistema vissuto — lontano un mondo dai sistemi degli ideologi — dai «concetti generici» comunemente intesi. La via degli ideologi rappresenta l'organizzazione morta — la via della donna e dei poeti, l’organismo vivo. Non tema Hartmann e la sua scuola! Comunque la donna si evolve, i suoi metodi saranno sempre quelli della vita, e ciò tanto più, quanto più essa si innalza! E non ci importa, Signori, di domandare quante siano le donne giunte oggi a questo punto di coscienza originale, coscienza di donna, in materia sociale e politica: i numeri hanno pochissima importanza quando si guarda all’avvenire. Basta domandare solo se un dato fenomeno entri nella corrente del naturale progresso. Ed io consentirei a chiunque che la questione femminile, come è stata finora posta, specialmente in Continente, non è entrata in questa corrente: la donna solamente o maggiormente intellettuale, lottante per dei diritti astratti, non è la figura che rappresenta, o rappresenterà mai la norma. Ma la donna che sa servirsi della passione finché quello stesso che ieri la teneva schiava,