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146 emmelina de renzis


ma, a dir il vero, non faceva che mettermi sull’avviso, e invece di sentirmi attirata a sentimenti di carità, prendevo divertimento a mettere la mia interlocutrice in imbarazzo! Si trattava in questo caso di una volgare, ma innocua astuzia a fin di bene, ma il fine caritatevole non può giustificare i mezzi quando, per esempio, si vede a una fiera di beneficenza un’elegante venditrice di cartoline illustrate da pochi centesimi farsi dare in pagamento biglietti da cinque, da dieci lire, o di taglio anche maggiore, offrendo di scambiarli, e poi vantarsi di aver finto di dimenticarsene, per tenersi l’intera somma, senza considerare neppure se si trattava di persone che fossero in grado di dare tanto. La carità deve essere essenzialmente genuina e sincera e non può concepirsi a base di artefizi. Non credo con questo di aver scoperto nulla di nuovo tanto è vero, che quattro secoli avanti Cristo Lieh-Tsu raccontava che: «la buona gente di Han-Tan aveva l’abitudine per Capo d’Anno di regalare al Governatore Cien-Tsu un certo numero di piccioni vivi. Questo dava gran soddisfazione al Governatore, che ricompensava liberamente i donatori. A uno straniero, che gli chiese il significato di questa costumanza, Cien-Tsu spiegò, che dare la libertà a creature viventi nel giorno di Capo d’anno era segno di spirito di benevolenza. «Ma», rispose lo straniero, «poiché la gente sa di questa idea di Vostra Eccellenza, si sforza senza dubbio di catturare il maggior numero di piccioni possibile, e molti in questa caccia dovranno restare uccisi. Se è veramente vostro desiderio che gli uccelli restino in vita, il miglior mezzo sarebbe di vietarne addirittura la cattura. Se bisogna catturare gli uccelli per poi liberarli, la bontà non vale a compensare la crudeltà».