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140 la natura

12Mi dài paterni insegnamenti; e come
Tutti libano l’api i fior de’ boschi,
Tutti così da le tue carte, o illustre,
15Gli aurei detti io delibo aurei e ben degni
D’una vita immortal. Però che a pena
Sòrta dal tuo divin genio comincia
18La tua dottrina a proclamar le occulte
Leggi de la Natura, in fuga volgono
Dal petto uman le credule paure,
21I confini del ciel cadono, e tutte
Pel gran vano vegg’io farsi le cose.
La maestà de’ Numi ecco e le quiete
24Sedi, cui nè giammai scotono i venti,
Nè mai di piogge spargono le nubi,
Nè vïolar co’ suoi candidi fiocchi,
27Densi d’acre rigore, osa la neve;
Ma un purissimo sempre aere le copre,
E d’un lume diffuso ampie sorridono:
30Tutto poi la Natura offre agli Dei,
Nè cosa v’è che possa in tempo alcuno
Libar de le serene alme la pace.
33Ma per contro in nessun adito appaiono
I templi Acherontèi, nè già la terra
S’oppone al guardo, perchè tutte io scopra
36Generarsi pe ’l vano ampio le cose
Sotto a’ miei piedi: a tal aspetto come
Una divina voluttà m’invade