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198 la natura

E vaghino tra’ vivi ombre e fantasmi,
51O qualcosa di noi resti da vero
Dopo la morte, quando insieme estinti
Tornâro a’ lor principj anima e corpo.
     54Dico però, che staccansi da’ corpi
E da la loro superficie estrema
Certe immagini tenui e simulacri,
57Che dir quasi possiam bucce e membrane,
Perchè l’effigie lor serba la forma
E la sembianza, che a capel risponde
60A quel corpo, da cui vagan disciolti.
Chiunque intender ciò può, sia pure ottuso.
Già che, in pria, molte cose apertamente
63Corpi emanan da sè, parte diffusi,
Qual dal foco il vapor, da’ ceppi il fumo,
Parte più fra di lor contesti e densi,
66Come la liscia e delicata spoglia,
Che depon la cicala a’ giorni estivi,
O la membrana che d’intorno al corpo
69Abbandona il vitello allor che nasce,
O lo squame che sveste in fra le spine
Il lubrico serpente, onde talora
72Vediam tra’ vepri svolazzar le scoglie;
Già che avvengon ta’ fatti, una sottile
Immagine emanar devon del pari
75Da la lor superficie i corpi tutti:
Poi che certo nessun spiegar potrebbe