Pagina:La Natura.djvu/263

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libro quinto 263

27Per cui fra grandi popoli i soavi
Conforti de la vita anco diffusi
Or possono addolcir le menti umane.
30E se tu credi, che l’erculee gesta
Sien di queste maggiori, assai lontano
Erri dal ver. Che impedimento infatti
33Ora oppor ne potría la bocca immane
Del leone di Nemi, o ver l’irsuto
Cinghial d’Arcadia? E che potrebbe il Toro
36Di Creta e la lernèa sterminatrice
Idra di velenosi aspidi cinta?
Che mai la forza del triplice petto
39Di Gerïon trigèmino e i cavalli
Dïomedèi, che a le bistonie terre
Ed a la Tracia, a l’Ismaro d’intorno
42Spiravan fiamme da le froge, e i folti
Di Stinfalo abitanti orridi augelli?
Quali infin ne opporía danni ed inciampi
45Il drago a la vietata arbore attorto
Co ’l corpo immane, de l’esperie acerbe
Auree poma fulgenti aspro custode
48Presso al lido d’Atlante e al mar sonoro,
Dove mai penetrar nessun si attenta
O barbaro o Romano? Ed ove ancora
51Mostri simili a questi, or vinti e uccisi,
Non fossero già vinti e fosser vivi,
Che male infin ci recherían? Nessuno,