1344A li scogli rompean genti e navigli.
Indarno allor con pazzo impeto al vento
Spesso insorgea gonfio di flutti il mare, 1347E ponea di leggier l’ire sue vane;
Nè la fallace sua placida calma
Lusinghiera potea con la ridente 1350Faccia de l’onde alcun trarre in inganno;
La penuria del cibo allor sovente
Dava a morte le membra affievolite, 1353Affoga invece or l’abbondanza; incauti
Mescean quelli il velen spesso a sè stessi, [M.]Ora più cauti a le lor nuore il dànno. 1356Quindi, poi che capanne e pelli e fuoco
Si apparecchiâro, e ad un sol uom s’avvinse
In connubio la donna, e procreata 1359Di sè vider la prole, ad ammollirsi
Allor da pria l’uman genere prese.
Poichè il foco oprò sì, che a ciel scoverto 1362Non potessero omai gl’intirizziti
Corpi soffrir più tanto freddo; e Venere
Scemò le forze; e facile i fanciulli 1365Con le carezze lor franser la fiera
Tempra de’ padri. Disïosi allora
Nè di recar, nè di patire offesa, 1368A legare amistà preser tra loro
I confinanti: con le voci e i gesti
S’accomandâr le donne e i fanciulletti,