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316 la natura

1452I falconi, gli ossifragi, gli smerghi,
Che dentro a le salate onde del mare
Procacciando si van l’esca e la vita,
1455Assai diverse strida in varj tempi
Mandan d’allor che pugnano pe ’l cibo
E contendon la preda: i rauci canti
1458Insiem con la stagion mutano alcuni,
Come a la razza avvien de le longeve
Cornacchie ed a le frotte atre de’ corvi,
1461Ch’ora l’acqua e le piogge, a dir del volgo,
Chiedono, ed or chiaman le brezze e i venti.
Or, se la varia impressïon costringe
1464A mandar varie voci anche le fiere,
Che favella non han, quanto più dunque
È natural, ch’abbia potuto allora
1467Il mortale notar con differente
Voce le cose in tra di lor diverse!
     [Perchè tu co ’l pensiere or non mi mova
1470Questa dimanda, il fulmine da prima
Recò a’ mortali in su la terra il foco;
Ogni calor di fiamma indi si sparse:
1473Molti corpi di fatto arder vediamo
E incolorarsi di celesti fiamme,
Quando il fulmine a lor diede il suo foco.
1476Anche allor che un ramoso albero scosso
Da forti venti tentennando ondeggia,
E su’ rami d’un’altra arbore incombe,