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378 la natura

1086Si rintraccian le vene, e le latèbre
De la terra si scrutano co ’l ferro,
Qual puzzo mai Scaptènzula non spira
1089Da le viscere sue? Quanto maligno
Non esalan odor l’auree miniere?
Che faccia e che colore agli uomin dànno!
1092Non hai veduto mai, non hai sentito
Quanti morir ne suole in picciol tempo,
E come scarsa e breve abbia la vita
1095Chi il gran bisogno ad opra tal costringe?
Tutti questi vapor’ dunque solleva
Ribollendo la terra, e a l’aere aperto
1098E a la luce del ciel quindi li spira.
     Così gli averni lochi esalar dènno
Un mïasma mortifero agli uccelli,
1101Che da la terra a l’aere alzasi, e il cielo
Da qualche parte in certo spazio infetta:
Dove non pria giunga un uccello a volo,
1104Dal veleno invisibile sorpreso,
Impedito è così, che colà piomba
D’onde s’alza il mïasma; e allor che cade,
1107La forza stessa del vapor da tutte
Le membra i resti de la vita invola.
Così da prima gli produce un certo
1110Sbalordimento, ma, caduto essendo
Ne’ fonti stessi del velen, gli è forza
Vomitar poi tutta la vita ancora,