Pagina:La Natura.djvu/395

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libro sesto 393

E giù fino a le negre umane razze
Da la pelle rïarsa? Or, come questi
1491Quattro climi osserviamo esser diversi
In fra di lor pe’ quattro opposti venti
E per le quattro regïon del cielo,
1494Così il volto degli uomini e il colore
Vedesi largamente esser difformi
E specïali morbi aver le razze.
1497Nel centro de l’Egitto, al Nilo in riva
Nasce l’elefantiasi, e altrove mai;
L’Attica ha il mal di piè, d’occhi l’Acaja;
1500Così pure vi sono altre contrade
Ad altre parti ed altre membra infeste;
E ciò dal differente aere è l’effetto.
1503Quindi allor che per sorte si commuove
Un’aria a noi sconveniente, e l’alito
Pernicïoso a serpeggiar comincia,
1506Come nuvola o nebbia a poco a poco
Avanzasi strisciando, e ovunque passi
Tutto sconturba ed a mutarsi astringe;
1509Poi, giunto in fine al nostro ciel, l’infetta,
E a sè simile ’l rende, a noi straniero.
Tosto dunque tal lue nova e funesta,
1512O giù cade ne l’acque, o ne le biade
Penetra a dentro, o in altri pasti e cibi
D’uomini e d’animali, o ver sospesa
1515Resta ne l’aere con la sua possanza,