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394 la natura

E quinci, le commiste aure aspirando,
Sorbire insiem dobbiamo in corpo anch’essa.
1518Così pure anche i buoj la peste assale
E infetta pur gli stupidi belanti.
Nè importa già, che vadasi in contrade
1521D’avverso clima, e l’aria, che qual manto
Ne ravvolge, si muti, o che Natura
Proprio d’altri paesi aere ci porti,
1524O qualcos’altra, a cui non fummo adusi,
E che colpir ci possa al primo arrivo.
     Questa forma di lue, di morte fiera
1527Nei confini di Cecrope già rese
Funesti i campi, devastò le vie,
L’urbe vuotò di cittadini. Escito
1530Da l’Egitto profondo, assai di cielo
Travalicando e di pianure ondose,
Piombò il morbo a la fin sovra l’intero
1533Popol di Pandïone; indi a caterve
Nel male e ne la morte esso cadea.
Infiammata da prima avean la testa
1536Di cocente calor, di rossa luce
Scintillanti ambo gli occhi; entro le fauci
Illividite transudava il sangue;
1539Uníasi il varco de la voce ingombro
Di piaghe atre; gemea grumi la lingua,
Interprete de l’animo, infiacchita
1542Da’ mali, grave al moto, scabra al tatto.