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Pagina:La Sacra Bibbia (Diodati 1885).djvu/564

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Amore inalterabile ISAIA, 1. dello sposo e della sposa.
6 Quanto sei bella, e quanto sei piacevole, o amor mio, fra tutte le delizie!

7 Questa tua statura è simile a una palma, e le tue mammelle a grappoli d’uva.

8 Io ho detto: Io salirò sopra la palma, e mi appiglierò a’ suoi rami; e le tue mammelle saranno ora come grappoli di vite, e l’odor del tuo naso come quello de’ pomi;

9 E il tuo palato sarà come il buon vino, che cammina dirittamente al mio amico, e fa parlar le labbra de’ dormenti.

10 Io son del mio amico, e il suo desiderio è verso me.

11 Vieni, amico mio, usciamo a’ campi, passiam la notte nelle ville.

12 Leviamoci la mattina, per andare alle vigne; veggiamo se la vite è fiorita, se l’agresto si scopre, se i melagrani hanno messe le lor bocce; quivi ti darò i miei amori.

13 Le mandragole rendono odore, e in su gli usci nostri vi son delizie d’ogni sorta, e nuove, e vecchie, le quali io ti ho riposte, amico mio.

8
 OH fossi tu pur come un mio fratello, che ha poppate le mammelle di mia madre! trovandoti io fuori, ti bacerei, e pur non ne sarei sprezzata.

2 Io te ne menerei, e ti condurrei in casa di mia madre; tu mi ammaestreresti, ed io ti darei a bere del vino aromatico, del mosto del mio melagrano.

Sia la sua man sinistra sotto al mio capo, e abbraccimi la sua destra.

4 Io vi scongiuro, figliuole di Gerusalemme, che non destiate l’amor mio, e non le rompiate il sonno, finchè non le piaccia.

Amore inalterabile dello sposo e della sposa.

5 Chi è costei, che sale dal deserto, che
si appoggia vezzosamente sopra il suo amico? Io ti ho svegliato sotto un melo, dove tua madre ti ha partorito, là dove quella che ti ha partorito si è sgravidata di te.

6 Mettimi come un suggello in sul tuo cuore1, come un suggello in sul tuo braccio; perciocchè l’amore è forte come la morte, la gelosia è dura come l’inferno; le sue brace son brace di fuoco, fiamma grandissima.

7 Molte acque non potrebbero spegnere quest’amore, nè fiumi inondarlo; se alcuno desse tutta la sostanza di casa sua per quest’amore, non se ne farebbe stima alcuna.

8 Noi abbiamo una piccola sorella, la quale non ha ancora mammelle; che faremo noi alla nostra sorella, quando si terrà ragionamento di lei?

9 Se ella è un muro, noi vi edificheremo sopra un palazzo d’argento; e se è un uscio, noi la rinforzeremo di tavole di cedro.

10 Io sono un muro, e le mie mammelle son come torri; allora sono stata nel suo cospetto come quella che ha trovata pace.

11 Salomone avea una vigna in Baal-hamon, ed egli la diede a de’ guardiani, con patti che ciascun di loro gli portasse mille sicli d’argento per lo frutto di essa.

12 La mia vigna, che è mia, è davanti a me. Sieno i mille sicli tuoi, o Salomone; e abbianne i guardiani del frutto di essa dugento.

13 O tu, che dimori ne’ giardini, i compagni attendono alla tua voce; fammela udire.

14 Riduciti prestamente, o amico mio, a guisa di cavriuolo, o di cerbiatto, sopra i monti degli aromati.




IL LIBRO DEL PROFETA ISAIA.


Descrizione dei peccati e delle sofferenze del popolo, con esortazioni e minaccie.

1
 LA visione2 d’Isaia, figliuolo di Amos, la quale egli vide intorno a Giuda ed a Gerusalemme, a’ dì di Uzzia, di Iotam, di Achaz, e di Ezechia, re di Giuda.

2 Ascoltate, cieli; e tu, terra, porgi gli orecchi; perciocchè il Signore ha parlato, dicendo: Io ho allevati de’ figliuoli, e li ho cresciuti3; ma essi si son ribellati contro a me.

3 Il bue conosce il suo possessore, e l’a-
sino la mangiatoia del suo padrone; ma Israele non ha conoscimento, il mio popolo non ha intelletto4.

4 Guai alla nazione peccatrice, al popolo carico d’iniquità, alla schiatta de’ maligni5, a’ figliuoli perduti! hanno abbandonato il Signore, han dispettato il Santo d’Israele, si sono alienati e rivolti indietro.

5 A che sareste ancora percossi6? voi aggiugnereste rivolta a rivolta; ogni capo è infermo, e ogni cuore è languido.

6 Dalla pianta del piè infino alla testa

  1. Is. 49. 16. Ag. 2. 23.
  2. Num. 12. 6.
  3. Is. 5. 1, ecc.
  4. Ger. 8. 7.
  5. Mat. 3. 7.
  6. Ger. 5. 3.

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