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D’un’insolita luce allora il sole
Sfolgorò del meriggio, e tutta apparve
Dove divide l’Appennin selvoso,
E dove la gelosa Alpe racchiude
La bellissima Italia; ecco di Brenno
Grandeggiar la città sui patrii colli
Che il Serio bagna, e tutti irriga o lambe
Quanti vedi paesi in sul declive
Sparsi delle montagne, e là tra quelle
Cinte di ghiaccio eterno orride vette
Si rinserra la Deccia algente Valle
Cui diede il Cielo del negato argento1
E d’auro compenso il ferro,
Colà i Ciclopi, dall’arcigno volto
Scintillanti di foco, ed i fumosi stridenti
Magli, e le sudate incudi.
Più lunge ecco le cime, onde trabocca
Oglio, che onusto del Camuno i tronchi
Larici adduce, poi ristagna in lago,
E già forse a te par specchio Sebino.
Sul destro fianco scorgerai l’opima
Lanifera Gandino; a fronte statti
La terra cui del Serio emulo il Brembo
Dà nome e solca; sull’alpestre spalla
Si prolunga di lui povera d’acque.
Scarsa di messi la romita Imagna.
Ricca d’eletti gelsi unico pasco
Al prezioso vermicel cinese