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assai pregiato di Francesco Lagostino. Sono pure notevoli quattro confessionali del nostro G. B. Caniana. Viene officiata con pompa da numeroso clero e vi si tengono parecchie funzioni con scelta musica. È rinomata la funzione sacra della prima domenica di luglio per l’eletto numero di professori in musica che vi prendon parte. Chiese sussidiarie sono: Santa Croce, S. Giuseppe, S. Giacomo, S, Carlo, La Presentazione. Sonvi pure gli Oratorii di S. Rocco e S. Gottardo. In quest’ultimo è tenuto in molto pregio il quadro dell’altar maggiore perchè di buon pennello.
Fra gli edifizi che lo adornano notasi l’antico palazzo appartenuto una volta ai Baroni Giovanelli (vedi in fine fra gli uomini illustri) ed un Teatro elegante. Piace il motto che porta in fronte alla porta d’accesso: Ludendo castigat mores. Ciò che dinota essere stato eretto con intendimenti e scopi morali-educativi.
Industria e commercio. — Se un brioso industriale chiamò Bergamo la Manchester della Lombardia, a tutta ragione chiamar potrebbesi Gandino la Manchester della Provincia. In fatti due terzi della popolazione attendono a lavorar sete (si calcolano circa a 600 le persone impiegate a ciò), tessere tappeti, coperte di cascame, fabbricare e tingere panno. In quest’ultima industria Gandino, dice l’Amati (opera citata) «profittando del ricco prodotto di lane somministrato dalla provincia (oggidì si va anche fuori) si applicò da tempi remotissimi al lanificio, che raggiunse il suo massimo grado di floridezza sotto il governo della repubblica veneta e del primo regno d’Italia. Nell’anno 1600 uscivano annualmente dalle manifatture gandinesi 3000 pezze di panno alto e 4000, di quello basso che venivano spedite a Milano, in Piemonte, nelle Romagne, nel Napoletano e nella Germania. La produzione annuale nell’ultimo trentennio fu di 20 0000 metri circa, in alcuni anni si accresce anche di un terzo. Per alimentare una tale produzione consumavansi intorno a 5000 quintali di lana1. Così scriveva il succitato autore nell’anno 1868.
- ↑ Il primo ad introdurre le macchine inglesi in questi stabilimenti (verso il 1820) fu il sig. Marco Ghirardelli, di cara memoria.