Pagina:La Vita Ai Tempi Eroici Di Persia, Uffizio della Rassegna Nazionale, 1885.djvu/17

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AI TEMPI EROICI DI PERSIA 15

si consistevano soltanto in un poco di riso condito. Quando, pertanto, era stato stabilito e convenuto da ambe le parti il fausto e sospirato giorno delle nozze, lo sposo e il padre suo con un seguito di guerrieri e di sacerdoti, con cammelli ed elefanti carichi di eletti e ricchissimi doni, si partivano dalla loro dimora e si avviavano al castello della fanciulla. Tutto il viaggio era un trionfo; ma, a mezzo della via, il genitore della fanciulla soleva venir loro incontro accompagnato da non dissimile corteggio, e al primo suo incontrarsi col futuro genero, mentre tutti discendevano dai loro cavalli, egli s’affrettava a porgli in capo una corona tutta adorna di gemme, indi, dopo le oneste accoglienze e le parole benaugurose di circostanza, l’invitava a proseguir seco la via. Sulla soglia del castello si mostrava la madre della fanciulla, seguita da ancelle che cantavano le lodi dello sposo, fra uno strepito di tamburi e uno squillar di trombe, e reggevano in pugno fulgidi nappi d’oro, tutti pieni di gemme, di monete, di muschio e di zafferano che esse spargevano tra la folla e a piedi dello sposo e del padre di lui. Il padre intanto discendeva di sella e inchinandosi alla madre della sposa, le veniva chiedendo in qual parte mai della casa ella si celasse la vaga e leggiadra figlia sua, il fiore del suo giardino, la gemma fulgida della sua famiglia. Quella lo invitava ad entrare, e allora padre e sposo e tutta la lor comitiva erano introdotti nella maggior sala del castello, laddove, nel bel mezzo e sopra un trono dorato, sedeva, ornata in tutta la magnificenza orientale, la giovinetta. Il padre dello sposo, al rimirar la nuora sua, si volgeva al figlio e lo chiamava fortunato e felice perchè gli era dato d’impalmare così avvenente fanciulla; ma il padre di lei intanto, assistito dai domestici sacerdoti, alla presenza di tutti gl’invitati, dichiarava solennemente congiunti i due giovani amanti e nella tenerezza del cuor suo raccomandava la figlia sua al nobile garzone perch’egli mai non l’offendesse, ma sì le facesse lieta compagnia e l’amasse ancora quanto un uomo può amar la propria anima. Lo sposo allora andava a sedersi accanto alla sposa su quel trono medesimo, e gli astanti prorompevano in grida di giubilo, e gettavano a’piedi degli sposi, rubini, smeraldi e diamanti, muschio odoroso, canfora, zafferano, ambra gialla ritenuta allora come cosa preziosa, dichiarando apertamente che ormai il sole era congiunto alla luna, che il cielo si era disposato alla fulgida stella che splende al tramonto. Recavasi allora la carta su chi erano notati i donativi che il padre faceva alla figlia sua. Erano gemme e monete, giovani schiave e ancelle, monili e oggetti d’oro, nobile appannaggio alla nobile fanciulla che usciva dalla casa