Pagina:La Vita Ai Tempi Eroici Di Persia, Uffizio della Rassegna Nazionale, 1885.djvu/16

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14 LA VITA

canto a quello di noi che è il medio per l’età, si siede al suo giusto luogo. - Non è a dire qual meraviglia e stupore suscitò nei circostanti l’arguta risposta; tutti proruppero in applausi e il vecchio re del Yemen dovette confessarsi vinto. Non si smarrì d’animo però, ma, calata la notte, mentre tutti si ritornavano ebbri dal suo regal convito, egli pose a dormire i tre garzoni in un bel padiglione, eretto in un giardino, sull’orlo d’un laghetto. Quando tutto taceva all’intorno, egli entrò in quel giardino e là con orribili scongiuri e con arti d’incantesimo suscitò un intensissimo freddo. Il monte e il piano, al mormorar delle sacrileghe parole, si ricoprirono a un tratto di ghiaccio, caddero le foglie degli alberi, perirono gli animali della campagna e precipitarono dall’alto intirizziti i volatori della foresta. Sperava il vecchio re che in quell’orribile freddo sarebbero periti i suoi tre ospiti non troppo graditi veramente; ma i tre giovinetti, destati dall’improvviso freddo, balzarono spaventati dai loro giacigli, e conosciuto essere tutta quella un’opera d’incanto, dietro suggerimento già avuto dal loro vecchio e savio genitore, pronunciarono il nome di Dio. A quel santo nome, le potenze infernali caddero infrante, il cielo si rasserenò, l’aria tornò tiepida e dolce, e al mattino che susseguì con uno splendido sole, il vecchio re del Yemen che ormai non poteva più nè resistere nè ricusarsi, consegnò solennemente le figlie sue ai giovinetti. Che anzi la leggenda racconta aver egli osservato in quell’istante che l’uomo che non ha figlie in casa, è misero e gramo, ma che più misero e gramo è colui che si allevò presso di sè le sue dolci figlie e dovette poi darle in braccio ad uno straniero per un’altra terra e per un’altra casa.

Ma, qualunque fosse il modo con cui si concludeva un matrimonio, sormontato finalmente ogni ostacolo, non si pensava che a celebrarlo con tutta pompa e solennità. La cerimonia consisteva veramente in quell’uso al tutto primitivo di condur la sposa alla casa dello sposo, uso che è originario indo-europeo, trovandosi che la medesima radice vad che significa semplicemente condurre, è venuta poi a significare l’atto di condur la sposa alla casa dello sposo, come ne fa fede lo zendo upavaédhayémi che vuol dire: io conduco in matrimonio, l’afghano vádah matrimonio, e il lituano védu, e l’inglese wedding, nozze. Ma intorno a questa cerimonia del condurre che è l’essenziale veramente fra tutte le altre, si raggrupparono molte altre cerimonie e usi particolari riguardo specialmente alla pompa che si spiegava in simili occasioni, ben lontana dalla primitiva semplicità, allorquando le offerte fatte agli spo-