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la capanna dello zio tom


che, come saper debbono i nostri lettori, aiuta potentemente la facoltà di pensare nelle taverne dell’Ovest, dove i viaggiatori si appigliano a questo espediente ben singolare per innalzare le loro intelligenze.

L’oste, che teneasi dietro il banco, come la maggior parte de’ suoi compaesani, era uomo alto di statura, di fisonomia benevola, non troppo ben conformato della persona, con foltissima capigliatura e un cappello torreggiante in testa. Ciascuno, in quella sala, portava in capo questo emblema caratteristico della sovranità dell’uomo, sia che fosse un cappello di feltro, sia di palma, sia logoro, sia nuovo, acconciato sempre con indipendenza repubblicana. Avresti detto che questo fosse il marchio caratteristico di ciascun individuo. Alcuni lo portavano rovesciato sopra un orecchio; e questi eran gli uomini del buon tempo, allegri compagnoni; altri ben calato sugli occhi; ed eran gli uomini energici, i quali portavan cappello e lo portavano risolutamente come loro talentava; altri rovesciato sulla nuca; ed eran gli uomini d’ingegno spiegato, che volevano veder ben chiaro nelle cose, mentre gli indifferenti, che non vi badan punto, lo portavano ora in questa, ora in quella foggia. Ed invero quella varietà di cappelli avrebbe fornito argomento di studio alla Shakspeare.

Parecchi negri, senza maggior impaccio di vestimenta che di ampie brache, andavano qua e là per la sala, per manifestare, ove altro non fosse, il buon volere che avevano di mettere ogni oggetto della creazione a benefizio del loro padrone e de’ suoi ospiti. Aggiungi a questa pittura un bel fuoco che schioppettava allegramente sotto la cappa di un camino ampissimo; la porta esteriore e tutte le finestre spalancate, sicchè una brezza umida e fredda agitava le cortinelle, ed avrai un’idea compiuta dell’allegria solita a regnare in una taverna del Kentucky.

Il Kentuckiese de’ giorni nostri è una prova vivente della dottrina sugli istinti e sulle particolarità che sono proprie, tradizionali ad una razza. I suoi padri erano robusti cacciatori — uomini che vivevan tra le selve, che dormian sotto gli alberi, che avevano i cieli per tetto, e le stelle per candelieri. I loro discendenti, ancora al dì d’oggi, si comportano come se la casa fosse un accampamento; hanno sempre il cappello in testa, si sdraiano ove si trovano, appoggiano i talloni dei loro stivali sulla spalliera delle sedie o sugli orli dei camini, appunto come i loro padri si rotolavano sopra l’erba e si appoggiavano ai tronchi d’alberi; — tengono spalancate porte e finestre, sia inverno sia estate, per dar aria sufficiente ai loro polmoni; — con incurante bonomia chiamano straniero chiunque capita, e sono sempre i più franchi, i più gioviali compagnoni che si possano imaginare.

Il nostro viaggiatore si fece innanzi tra questa allegra brigata. Era piccolo, ma tarchiato della persona, vestito con qualche attilatura, con