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la capanna dello zio tom


— «Sì, uno che professi manifestamente qualche religione.»

— «Niente affatto; non sono un professante; e quel che è peggio, non sono nemmeno un praticante.»

— «Ma perchè dunque parlate così?»

— «Nulla è più facile che il parlare. Shakspeare, se non erro, dice per mezzo di uno de’ suoi personaggi: — Mi sarebbe più facile assai insegnare il bene a venti persone, che essere uno dei venti pronti a porre in opera quel che avessi insegnato. — È un’ottima cosa la divisione del lavoro. Io son assai valente in parole; e voi, cugina, nei fatti.»

L’esterna situazione di Tom era tale a quel tempo, che, come suol dirsi, non avea di che lagnarsi. L’affetto di Evangelina per lui, l’istintiva riconoscenza d’un’indole generosa l’aveano spinta a chiedere a suo padre che la facesse accompagnare da Tom, ogni volta ch’ella avesse bisogno di scorta nella sua passeggiata; epperò Tom avea avuto ordine d’interrompere ogni altra occupazione per ubbidire ai cenni di Evangelina, quando le piacesse d’uscire; e si comprenderà facilmente che un ordine siffatto non gli fu certo discaro. Egli fu vestito assai decentemente, poichè in ciò Saint-Clare era assai minuzioso. Il suo servizio circa la scuderia, era un vero scioperìo, poichè non consisteva che nella ispezione giornaliera e nella direzione di un pallafreniere, giacchè Maria avea dichiarato ch’ella non avrebbe potuto soffrir mai che le si avvicinasse una persona che putisse di scuderia; e perciò avea richiesto, che Tom fosse sciolto da ogni incarico per cui le potrebbe riescire spiacevole, giacchè, come ella diceva, il suo sistema nervoso era incapace a reggere ad alcuna prova di tal genere, ed ogni alito di lezzo basterebbe a chiuder la scena, e porre un temine a tutte le sue prove terrene. Tom pertanto ebbe abiti di panno diligentemente spazzolati, un cappello di castoro, stivali lucidi, colletto e manichini bianchissimi. Così vestito, con quel suo nero viso, grave, e che svelava la naturale bontà dell’animo, era in vista degno di tanta riverenza, quanto bastasse per far di lui un vescovo di Cartagine, come già furono gli uomini del suo colore.

Oltrecchè egli abitava un soggiorno assai delizioso, il che per gli uomini della sua razza non fu mai cosa indifferente. Con gioia tranquilla ei godeva dei fiori, degli uccelli, delle fontane, della luce e della bellezza di quella corte, e delle cortine di seta, dei quadri, delle lampade, delle statue, delle indorature, che facevano di quel soggiorno un palazzo di Aladino.

Se l’Africa possederà mai una razza culta e rialzata alfine dalla sua abbiezione — e certo è forza che un giorno ella abbia la sua parte nel gran dramma dell’umano incivilimento — la vita vi si risveglierà con uno splendore ed una magnificenza tale, che le nostre fredde tribù dell’occidente non ne hanno pure il pensiero. In quella lontana e misteriosa terra del-