Pagina:La capanna dello zio Tom, 1871.djvu/238

Da Wikisource.

— 228 —

la capanna dello zio tom


ammesso alla pratica. Mia madre ed io non lo potevamo tollerare; ma egli aveva acquistato sul padre mio una compiuta influenza, e regnava da despota assoluto.

«In allora io era ben giovane; ma sentiva molta inclinazione a studiare l’umanità. Solea spesso aggirarmi tra le capanne degli schiavi e i campi di canne; porgea orecchio ad ogni lamento, e ne riferiva a mia madre, perchè avevamo composto di noi due una specie di comitato per far ragione di ogni offesa. Eravamo riusciti a reprimere molti atti di crudeltà, e ci rallegravamo con noi stessi di aver fatto qualche bene; ma, come spesso avviene, lo zelo soverchio guastò l’opera. Stubbs dichiarò a mio padre che non potea più oltre comandare agli schiavi, e perciò dovea dimettersi dalle sue funzioni. Mio padre era marito affettuoso, indulgente, ma uomo che non rifuggiva mai da una cosa che credesse necessaria; e quindi si frappose, come roccia, inesorabile tra noi e li schiavi. Parlò a mia madre, in linguaggio rispettoso e con deferenza, ma con energia al tempo stesso, che essa avea intera padronanza sugli schiavi di casa, ma che non dovea punto immischiarsi in quelli della campagna. La riveriva, la rispettava sopra tutte le donne: ma avrebbe detto le stesse cose perfino a Maria Vergine, se questa si fosse attraversata al suo sistema.

«Udìa spesso mia madre discuter con lui per muoverlo a compassione dei negri; ed egli solea rispondere colla gentilezza più fredda, più scoraggiante, alle preghiere più commoventi. Il punto della questione è questo — diceva egli; — debbo congedare Stubbs o ritenerlo? Stubbs è la puntualità, l’onestà, l'attività in persona, espertissimo delle faccende ed umano quanto è possibile; non dobbiamo cercare il bello ideale; se lo tengo al mio servizio, debbo, nel complesso, sostenere la sua amministrazione, quando anche si potesse appuntare in qualche accessorio. Ogni governo contiene necessariamente qualche difetto; le regole generali soprastanno ai casi particolari. Questa suprema massima scusava, agli occhi di mio padre, gli atti di crudeltà meno plausibili. Dopo averla emessa, si adagiava sopra un sofà, come un uomo che ha deciso e si mettea a fumare od a leggere un giornale.

«Mio padre dimostrava le qualità necessarie ad uomo di Stato. Avrebbe smembrata la Polonia come si divide un arancio, ed oppressa l’Irlanda colla maggiore imperturbabilità che si possa immaginare. Alla fine mia madre disperò poter compiere i suoi disegni. Nessuno saprà mai, sino a conto definitivo, quanto abbian sofferto nature nobili, sensitive come quelle di mia madre, gettate in un abisso di ingiustizia, di crudeltà che esse sole san misurare. V’ha per esse una lunga stagione di dolori, in questa dimora poco dissimile dall’inferno. Che le rimaneva se non ispirare ne’ suoi