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la capanna dello zio tom


tati di mente e cuore non più di una cosa che appartiene ad un padrone finchè un rovescio di fortuna, l’imprudenza o la morte di un buon padrone possono, da un giorno all’altro, gittar di subito nella miseria, nella disperazione quello schiavo che vivea pocanzi sicuro, tranquillo sotto la protezione d’un proprietario benevolo, non si riuscirà mai a combinar nulla di buono nella amministrazione, anche meglio ordinata, della schiavitù.

Il signor Shelby era uomo d’ottimo cuore, inclinato, quanto altri mai all’indulgenza verso coloro che lo circondavano, sollecito di quanto potea giovare alla salute de’ suoi negri. Ma si era gittato, spensieratamente, in grandi speculazioni commerciali; e i biglietti di banca, da lui firmati per una gran somma, erano caduti nelle mani di Haley. Questo cenno darà la chiave della conversazione cui pocanzi assistemmo.

Elisa, nell’avvicinarsi all’uscio della sala, intese casualmente quanto basta per esser certa che quel mercante di negri facea proposta al suo padrone di vendergli qualche schiavo.

Ben volentieri avrebbe continuato ad origliare alla porta; ma in quel punto la padrona l’avea chiamata; ed ella dovette allontanarsi.

Le parve tuttavia aver inteso che quel mercante mettea in campo proposte per comperare il suo bimbo. Poteva ella ingannarsi? Il cuore le si agghiacciò; strinse al petto involontariamente con tanta forza il suo Arrigotto, che questi, meravigliato, la guardò in volto.

— «Elisa, figliuola mia, che ti affanna quest’oggi?» domandò la padrona, vedendo che la giovane, nell’entrare in camera, avea rovesciato inavvertentemente il catino, il suo tavolo da lavoro, e che, quasi smemorata, le porgeva una lunga veste da notte, invece di un abito di seta che le avea ordinato togliesse dalla sua guardaroba.

Elisa fece un atto di sorpresa — «Oh signora!» disse quindi, alzando gli occhi; e rompendo in lacrime, in singhiozzi, si abbandovò sopra una sedia.

— «Oh signora, signora! — esclamò Elisa; — giù nella sala un mercante di schiavi parlava col padrone; li ho uditi io.»

— «Ebbene, figliuola, mia, quando ciò fosse?»

— «Signora, potete voi credere che il padrone sia capace di vendere il mio Arrigotto?»

E la povera creatura ricominciò a singhiozzare più che mai disperata.

— «Venderlo? Oh non mai, pazzarella! Sai bene che il padrone non ha che fare con que’ mercanti del Sud, nè ha intenzione di vendere alcuno de’ suoi schiavi, finchè tengono buona condotta. Perchè, buona ragazza, ti imagini che quell’uomo voglia comperare il tuo Arrigotto? Forse che tutti lo veggono co’ tuoi occhi? Orsù, sta di buon animo; acconciami i capelli, come jer l’altro, e per l’avvenire non origliare più agli usci.»

— «Bene, signora; ma voi non dareste mai il vostro assenso a....»