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la capanna dello zio tom


abbrutiti sian molto al disotto degli stessi animali. I loro lineamenti duri, grossolani; i loro grandi occhi che sogguardavansi sinistramente; l’accento della lor voce barbara, gutturale, quasi ferina; le loro lacere vestimenta ondeggianti al vento — tutto armonizzava perfettamente colla squallida e vile impronta degli oggetti che li circondavano.

— «Or su, Sambo — disse Legrée — conduci questi negri al loro quartiere; e questa donna è per te — soggiunse egli, separando la meticcia da Emmelina, e spingendola verso di lui; — ho promesso, come sai, di portartene una.»

La donna tremò tutta, e traendosi alquanto addietro, disse prontamente:

— «Oh padrone, ho lasciato mio marito a Nuova-Orleans.»

— «Che importa? Non ne hai forse bisogno di uno anche qui? Non mi far piagnistei» soggiunse Legrée, levando in aria la frusta.

— «Venite, signora — disse quindi ad Emmelina; — voi starete con me.»

Una faccia negra, con impronta di fiera, apparve, per un momento, da una finestra della casa; e mentre egli apriva la porta, si udì una voce di donna che dicea qualche cosa con accento aspro, imperioso. Tom, che collo sguardo accorato tenea dietro ad Emmelina, che si allontanava, intese Legrée a rispondere seccamente:

— «Tieni in freno la lingua; faccio ciò che piace a me.»

Nè Tom potè intendere oltre, perchè dovette seguir Sambo al quartiere.

Questo quartiere, situato a qualche distanza dalle case, era una specie di viuzza costeggiata da rozze capannuccie, in un angolo della piantagione. Tom sentì stringersi il cuore a quell’aspetto di squallore e di abbandono. Avea sempre vagheggiato nel suo pensiero una capanna, rozza sì, ma decente, tranquilla, ove, dopo le ore di lavoro, potesse raccogliersi a leggere la sua Bibbia. Nel passare gittò lo sguardo nell’interno di alcune capanne, e non vide che nude tavole, nessuno arredo, tranne un mucchio di paglia, trita, calpestata, gittata a monte sul pavimento.

— «Quale di queste sarà la mia?» chiese sommessamente a Sambo.

— «Nol saprei; suppongo — rispose Sambo — che vi sia ancora un cantuccio in questa qui; vi è stipato di negri, e non so come potrò allogarvene ancor uno.»

Era notte chiusa quando vennero a casa li altri abitanti del quartiere — uomini e donne — rotti dalla fatica, dal digiuno, laceri le vestimenta, disposti niente affatto a far buon viso ai nuovi venuti. Le voci che partiano da quel picciol villaggio non invitavan punto; voci aspre, gutturali che contondeano presso mulini a braccia, con cui li schiavi strituravano il grano per prepararsi una grama focaccia che formava la lor cena. Dal primo, primissimo spuntar dell’alba si trovavano nella campagna, eccitati continuamente al lavoro dalla frusta degli ispettori; perchè si stavan ap-