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sogna tener vivo questo interesse, poichè tutta l’opera degli studiosi sarà vana se non la aiuterà il consenso popolare, tutte le riforme suggerite e le leggi proposte resteranno lettera morta, se la coscienza pubblica non sentirà per istinto il dovere di uniformarsi ad esse.
L’on. Orlando non aveva fissato limiti al lavoro della Commissione, non ne aveva cioè circoscritta l’iniziativa in quell’àmbito ristretto dove, di solito, si compie con burocratica inutilità il lavoro di molte Commissioni: agglomero pedante e confuso di cifre statistiche, facile e superficiale erudizione di confronti internazionali, platoniche e timide proposte di qualche innovazione legislativa.
L’on. Orlando aveva visto tutta l’ampiezza del problema: egli aveva compreso che questo non poteva risolversi con la semplice formulazione di nuove leggi o di nuovi regolamenti, ma esigeva più vaste, più radicali riforme non solo legislative, ma sociali.
Ed è appunto ispirandosi a questi criterii che la Commissione fu dal suo presidente, senatore Quarta, divisa in tre Sotto-Commissioni: la prima e la seconda delle quali dovevano studiare in tutte le sue cause il fenomeno della delinquenza minorile e proporre i provve-