Pagina:La desinenza in A.djvu/199

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SCENA OTTAVA.


'

'Tana di lupa.


Quella notte, i finestroni ogivali della torre maestra di Rocca Adelardi splendevano. L’attardato villano, che vi passava rasente colla paura alla strozza, batteva via lesto, facèndosi il segno di croce.

Che, sulla torre e i suoi lumi giravano le dicerie più turchine. Anzitutto, la apparteneva alla duchessa di Stabia, quell’Elda, che con un altro cognome ma colla stessa mortezza di viso e li stessi occhi grigissimi e morsicanti e le tùmide labbra e il seno profondo, abbiamo incontrato più volte. Anche la moneta di lei avèa potuto trovare chi dàvale il conio per còrrere liberamente, nè a ciò avèa concorso una zecca ma due, perchè la nostra fanciulla, maritatasi