Pagina:La desinenza in A.djvu/246

Da Wikisource.

— 194 —


tato avvelenator del villaggio, il quale filava l’amore col viso di chi subisce un clistero e sospirava com’un’armònica frusta dalla minestra al caffè, non volle averlo più a pranzo, dicendo che le impauriva la fame.

Ebbene — signori mièi — fu proprio in giro di cotesta fortezza, a quanto sembrava imprendìbile, che il signor Virgoletti, grattàtosi le sette volte il suo inventivo cotogno, aperse le parallele e le artiglierìe puntò.

Era la primavera. ¿Vorreste una descrizione? Ne ho mille. Costa poco grandeggiar dell’altrùi.. Ver nòvum: ver jam canòrum; vere nàtus est òrbis — vere concòrdant amòres; vere niibiint àlites... — (e, seguitando, il mio nuovo lunario:) «consolàtevi, sentinelle e innamorati, i quali fate la guardia a voi stessi, consumando stolidamente le suola sotto griglie che non si vògliono o sotto inferriate che non si pòssono aprire il tempo dei raffreddori è passato; e consolatevi, avari, che passò insieme il perìcolo di sciupar la pezzuola. Consolàtevi, vecchi, chè la scappaste pur bella; e voi, pace voncelle, che potete di nuovo andar passegcc giando le vostre penne alla moda. Consolate tevi, bimbi, le maggiostre rosseggiano, mentre ce per voi, bambinaie, rinverdiscon le allèe cogli ce annessi sergenti. E consolatevi, osti fuori di ce porta, ricacciano il capo aspàragi ed avvence tori. Consolatevi, àsini di quattro piedi e di ce due, il mese della Madonna già prude; con