Pagina:La donna italiana descritta de scrittrici italiane, 1890.djvu/17

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— VII —

dictiarato nel primo del Convito non volere in parte alcuna derogare a ciò ch’egli narra nella Vita Nova con quanto ei discorre nel Convito medesimo, benché quella fervida e passionata, questo ragionevolmente temperato e virile esser conviene; più ancora, neppur nell’ultime parole della Vita Nova badando all’intenzione manifestata, ch’egli direbbe di lei ciò che mai non fu detto d'alcuna e quindi alla preghiera fervente ch’egli fa a Dio, sire della cortesia, di poter gire a vedere quella benedetta Beatrice: infine trascurati anche gli accenni palesemente biografici che nella Vita Nuova e nel Purgatorio si fanno de’ due amanti, come dire lo sdegno, forse geloso, della tanto gentile e tanto onesta Portinari: questi argomenti dico mi paiono secondarj a paragone del sostanzialissimo che nessuno, alla semplice lettura del Sacro Poema, lo crederebbe allegorico. Le prove recate da uomini eruditissimi, antiche o recenti, prese dalla storia, da’ libri di Dante, da documenti nuovi, son molte; ma il più, il molto più mi par sempre questo, che noi nel Divino Poema, sentiamo circolare uno spirito di vita, come sangue in viva persona: spirito vitale che manca necessariamente alle astrazioni, allegoriate con immagini artifiziose. L’estro non si accende, se non per amore di cose reali ed alte. Chi non sa invece, che Dante trasforma in demoni anche certe divinità infernali mitologiche: tanto avea bisogno di realtà? E anzi nel Convito (II, 1) parlando della significazione allegotica, nascosta nelle belle mensogne, in quella specialmente d Orfeo che facea colla cetera mansuete le fiere e movea l'albori e le pietre, Dante non già la interpreta quasi sfornita di soggetto storico; bensì aggiunge, che il savio uomo con lo stromento della sua voce facea mansuescere e umiliare li crudeli cuori, e facea muovere a sé coloro che non avendo vita di scienza ragionevole alcuna, son quasi come pietra.