Pagina:La donna italiana descritta de scrittrici italiane, 1890.djvu/18

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viii

stavano innanzi agli uomini di quel tempo, non soltanto gli esempj di siffatte interpretazioni mitologiche, non ignote nemmeno agli antichi Stoici ed Epicurei; sì, più particolarmente ancora, la interpetrazione letterale o non letterale della Bibbia; e tenevano a mente che dividere la prima e la seconda tra loro, vien condannato dalla Chiesa. Perciò, in detto luogo del Convito, Dante prendeva com’esempio dei varj significati, le parole d’un salmo: nell’uscita del popolo d’Israele d’Egitto la Giudea è fatta santa e libera. E aggiunge: che avvegna essere vero secondo la lettera, sia manifesto; non meno è vero quello che spiritualmente s’intende, cioè che nell’uscita dell’anima del peccato, essa sia fatta santa e libera in sua potestate. Nella quale interpretazione, sta tutto l’intendimento spirituale della Divina Commedia. E l’Alighieri prosegue a dire, che lo litterale dee andare innanzi, come quello nella cui sentenza gli altri sono inchiusi. Va notato poi, che agli uomini d’allora, e a Dante in modo particolare, l’Universo intero, avente in sè realtà di cose bene ordinate, pareva simboleggiasse cose reali più eccelse. Dio, gli Archetipi eterni, le Creature angeliche, la Vita futura. Tutto quanto è dunque un sistema di concepire la Natura e il Soprannaturale, la Scienza, la Vita, la Poesia; e indi procede per noi la certezza fermissima che Beatrice sembrò a Dante così nobile creatura da potersi elevare a simbolo di Sapienza.

Il gran Poeta, uomo di passioni ardenti, è passionato anche nell’amore della verità e della giustizia. Nel Convito, affermando, egli nobile, che la nobiltà non viene da stirpe d’origine oscura, ma da virtù, a un tratto esclama: che, a’ contradittori di ciò, si vorrebbe rispondere col coltello. (Conv. ii). I sensi tirano il cuor di lui a più parti; che i suoi amori, dopo quello di Beatrice, paiono chiari nel Canto xxiii e nel xxxi del Purgatorio, e nel Trattato primo del Convito;