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ORGONO talora alcune questioni sociali, che hanno il potere di agitare il mondo intero; quindi sembrano cadere nell’oblio. Ma, dopo un certo periodo, esse ritornano in campo con maggior forza e vigore di prima. Tale è la gravissima questione operaia, che in oggi produce, ben si può dire, uno sconvolgimento universale. Ma io, nello svolgere la mia Conferenza sulle Operaie, non pretendo minimamente di risolvere il gran problema o per meglio dire qualcuna delle molteplici questioni relative alle condizioni sociali ed economiche delle classi lavoratrici, questioni, che formarono e formano sempre oggetto di costante preoccupazione e studii per parte dei varii governi ed un esempio recente l’abbiamo anche nel Congresso operaio di Berlino.
No! Io non tratterò lo scabroso argomento colia gravità dello statista, la pazienza dell’economista o la fantasia della romanziera.
Dopo un rapido accenno sulla storia del lavoro delle donne, vi pregherò a seguirmi coi pensiero negli opificii, nelle fabbriche, nelle misere case operaie, delle nostre città principali.
È là dove si lavora, si soffre, si muore, che trovai dei documenti palpitanti, umani, che raccolsi la materia principale per il mio lavoro.
È la che ho assistito alle lotte terribili per l’esistenza; che ho potuto farmi un concetto vero, reale del carattere, delle idee, dei bisogni delle nostre operaie!